STUDIO SPERIMENTALE
DELL’EFFETTO TERMICO DELLA CORRENTE ELETTRICA (EFFETTO JOULE)
Materiale occorrente : calorimetro (con termometro, agitatore e resistenza), alimentatore (Vo), reostato,
amperometro, voltmetro.
La resistenza elettrica R è immersa in una
quantità nota di acqua la cui
temperatura iniziale To è indicata dal termometro.
Se il moto degli elettroni avvenisse nel
vuoto, come succede a quelli che si muovono al- l'interno di un tubo a raggi
catodici, il lavoro fatto dalle forze
elettriche si trasformerebbe in un aumento della loro energia cinetica.
Invece, all'interno dei conduttori, gli
elettroni si muovono con una velocità media costante, dato che il loro moto è
ostacolato dagli urti con gli ioni del reticolo cristallino del metallo (come avviene per un corpo che si muove in un
fluido).
Quindi l'energia elettrica spesa (L = V* i * t) va a incrementare l'energia di
'vibrazione' degli ioni del
reticolo e quindi la 'temperatura' del metallo.
Utilizzeremo l’effetto termico della corrente (effetto
Joule) per una misura molto importante, fatta appunto da Joule in una famosa
esperienza : del rapporto L / Q fra l’energia elettrica L impiegata ed il
calore Q prodotto nello stesso tempo.
Ed ecco i valori usati in una vecchia misura :
Massa dell’acqua M = (0.2 ±
0.005) kg , salto di temperatura dT = T – To = (50 ± 1)
°C,
V =
(12 ±
0.1) V , i = (6 ± 0.1) A, durata
del riscaldamento t = 580 s ,
classe di precisione strumenti
= 1
Risultati
: L = V*i*t
= (41760 ± 835) J , Q = c*M*(T-To) = 10 kcal
L / Q = 4176 J / kcal ,
errore relativo 0.24 %
L'effetto termico della
corrente elettrica ha innumerevoli applicazioni pratiche. Le lampade,
le stufe, gli scaldabagni, i ferri da stiro ecc, ci sembrano oggetti tanto
comuni, eppure meno
di due secoli fa non c’erano.
ooooooooooo
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