MISURA DELLA VELOCITA'
DELLA LUCE COL METODO ASTRONOMICO (Roemer 1676)
Uno dei satelliti di Giove, di nome ' Io ', che è il più
vicino al suo pianeta, descrive un'orbita
quasi complanare con quella che Giove descrive intorno al Sole.
Dopo ogni
giro completo, entra nel cono d'ombra di Giove, per cui non è visibile dalla
Terra.
Quando questa è fra T1
e T2, il periodo che si può misurare è di 42.5 ore.
Queste
due posizioni sono quasi alla stessa
distanza da Giove e due
occultazioni successive
avverranno
dopo uno stesso intervallo di tempo di 42.5 ore.
Giove compie un giro intorno al Sole in 12 anni, per cui si può ritenere che
in 42.5 ore rimanga praticamente
.. fermo.
Non
avverrà la stessa cosa, tre mesi dopo, quando la Terra si troverà nella
posizione T3, perché nel
tempo che il satellite di Giove farà un giro,
la Terra si andrà allontanando da Giove,
di poco nel nostro disegno non
in scala, ma in
pratica quanto bastò a Roemer per misurare un lieve ritardo nella
misura del periodo fra due occultazioni successive.
Sommando i ritardi dei
primi 6 mesi
(o gli anticipi dei 6 mesi successivi),
il Roemer misurò un ritardo totale di circa
22 minuti.
Era questo il
tempo che la luce aveva impiegato per percorrere il 'diametro' dell'orbita
della Terra intorno al Sole.
Non tenne
però conto né dello spostamento di Giove
in 6 mesi, né del fatto che l'orbita terrestre non è perfettamente
circolare.
La sua misura della
velocità della luce rimane 'geniale' anche se con un errore di oltre il 30 %.
Galileo aveva intuito
che la velocità della luce fosse finita e aveva tentato di misurare il tempo impiegato da un lampo
della sua lanterna per raggiungere un suo allievo e per rivedere il lampo di
luce inviatogli dall’allievo (visibile e posto a distanza ‘ d ‘ per cui sarebbe stato v = 2*d / t(tot)
Dato il grandissimo valore della velocità , possiamo ben capire l’insuccesso dell’esperimento che poi funzionò con le
distanze astronomiche di Roemer.
Bisognerà arrivare alla seconda metà del 1800 per avere valori più precisi di questa velocità misurati su distanze terrestri.
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Misura della
velocità della luce su distanze terrestri (Fizeau-1849)
La luce proveniente dalla sorgente ' S
' si riflette sullo specchio ' semiargentato
' S1, inclinato di 45°rispetto all'orizzonte e se ha potuto attraversare un
vano della ruota dentata, colpisce lo specchio verticale S2, (che Fizeau aveva fissato a una decina di
chilometri di distanza), sul quale si riflette e ... torna indietro.
Se trova aperto il vano della ruota,
colpisce l'occhio dell'osservatore.
Se
si aumenta ' gradatamente ' la
velocità angolare, la luce al ritorno
troverà non più
il vano dal quale era passata all'andata, ma il pieno
di un dente e l'osservatore vedrà ... buio.
Continuando ad aumentare la
velocità angolare della ruota dentata, la luce riapparirà all'osservatore (per
un valore doppio della frequenza
per la quale la luce era sparita la prima volta) e così via ..
Se la ruota ha N denti
ed N vani, il tempo che impiega a ruotare di un
dente vale : t = T / (2*N), (essendo
T il periodo di rotazione. In questo tempo (t1) la luce percorre
la distanza d
(fra vano e specchio S2)
due volte, quindi : velocità (della luce) = 2 *d / t = 4 *
d * N / T .
La ruota dentata usata da Fizeau aveva
circa 70 denti e la distanza dallo specchio era un po’ minore di 10 km. La sua misura risultò superiore di circa il 5
% del valore misurato anni dopo con maggior
precisione.
La sua misura su distanze terrestri ne
ispirò altre basate su distanze molto minori e molto più precise.
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Misura della velocità della
luce su distanze piccole (da laboratorio) usando uno specchio rotante
L’anno successivo all’esperimento di
Fizeau, quindi nel 1850, Foucault misurò la velocità della luce in laboratorio
usando uno specchio rotante al posto della ruota dentata di Fizeau.
I raggi
luminosi provenienti dalla sorgente S, vengono riflessi dallo
specchio semiargentato S1.
Una parte della luce colpisce nel punto
' O ' lo specchio S2, sul quale si riflette verso lo specchio sferico
S3, che ha nel punto O il suo centro di curvatura. Su questo
specchio si riflette e torna verso
lo specchio inclinato S1, in parte riflettendosi verso la sorgente S da
cui era partito ed in parte verso uno schermo, che incontra nel
punto M (se lo specchio era fermo).
Ma se nel tempo in cui la luce va da O
a B e ritorna in O, lo specchio S2 è ruotato leggermente, il raggio riflesso
verso la sorgente non colpirà lo schermo nel punto M, ma un po' più sotto, nel punto
N.
Sapendo che in un triangolo rettangolo un cateto è uguale all'altro cateto per la tangente dell'angolo opposto al primo, avremo : MN=MO*tg(2*ß), per cui si ha :
tg(2*ß) = MN/MO
e si può ricavare
il valore di 2*ß e quindi di ß.
Se si conosce la
velocità angolare ω = ß / t si può ricavare il
tempo impiegato dallo
specchio a ruotare
di quest'angolo t = ß / ω e
quindi il tempo impiegato dalla luce a fare due volte il tratto OB :
c = 2 *
OB / t.
Data la brevità della
distanza OB, si può
interporre un tubo
pieno d'acqua. E' così
che si è misurata la velocità
della luce nell'acqua, nel vetro, ecc.
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